Eloda Rossi blog

FRANA PREVISTA

CIVITELLA DEL TRONTO. UNA FRANA PREVISTA

Abruzzo, Civitella del Tronto, frazione di Ponzano, 13 febbraio 2017: la terra si muove e non è il terremoto. È una frana gigantesca che, in breve, distacca un intero costone e lo assoggetta a una decompressione di oltre 10 mt. La crepa è enorme, i piccoli borghi sono annientati. Trentatré abitazioni evacuate, per ora, e molte altre in grave pericolo, danneggiate, mortificate, parzialmente devastate. Ma la frana non si ferma. Cosa accadrà?

Sento il dovere di spendere una parola su quello che sta avvenendo e che, prima d’ora, è avvenuto. Ne sento il dovere perché, qualche anno fa, ho avuto a che fare con questo tormentato territorio.

Da febbraio 2011 a luglio 2014 ho lavorato per la Presidenza del Consiglio dei Ministri, affiancando il Commissario Straordinario per la Mitigazione del Dissesto Idrogeologico nella Regione Abruzzo e coordinando il relativo Ufficio Tecnico. Tra i dieci incarichi di Difesa del Suolo (al di là di quelli relativi alla Difesa dei Fiumi e della Costa) affidati alla gestione commissariale, ve n’era uno riguardante il territorio di Civitella del Tronto e denominato Completamento per la messa in sicurezza del movimento franoso e riduzione rischio idrogeologico a ridosso dell’abitato di Villa Carosi.

L’abitato di Villa Carosi si trova ai margini della frazione di Ponzano, ossia quella colpita dalla recente frana. In particolare, si trova a valle dello smottamento, sul costone sprofondato.

Come per ogni intervento in gestione commissariale, effettuai sopralluoghi tecnici anche prima dell’avvio delle fasi propedeutiche all’attuazione (affidamento degli incarichi di rilievo, indagine geologica, progettazione e attività collaterali, verifica, eccetera). La situazione, già allora, si presentava allarmante: case con ampie lesioni murarie, evidenti e scomposte decompressioni delle prospicienti aree verdi, dissesti stradali. Peraltro, cosa che mi stupì non poco, sull’area era visibile un precedente intervento, risalente ad alcuni anni prima e curato dalla Regione Abruzzo, a mio parere decisamente inutile (perfino dannoso), consistente nell’apposizione di limitati setti in calcestruzzo armato, quali tronconi non collegati tra loro e distribuiti irregolarmente sulla collina sottostante l’abitato.

Siccome l’intervento da eseguirsi in gestione commissariale era, tra tutti, il meno finanziato (per un importo totale di € 750.000,00) benché si presentasse come uno dei due a maggior rischio, e siccome i relativi fondi erano stati resi disponibili con un ritardo enorme (23 mesi dopo la nomina commissariale), e siccome occorreva una particolare attenzione per cercare una soluzione che potesse perlomeno mitigare il grave pericolo, decidemmo di inviare ripetute istanze al Ministro dell’Ambiente, alla Protezione Civile, alla Regione Abruzzo. Con esse, il Commissario chiedeva che fosse rivisto il budget e che fosse previsto un maggiore impegno di spesa per lo specifico intervento, nella consapevolezza che la somma disponibile non avrebbe potuto apportare alcun effettivo e duraturo beneficio al territorio.

Mai alcun riscontro dal Ministero. La Regione Abruzzo, con una nota, rispose che l’area in trattazione era classificata dal P.A.I. (Piano di Assetto Idrogeologico) come zona a Rischio Moderato R1 e che si attendeva la ri-perimetrazione a cura della competente Autorità di Bacino. Insomma, la burocrazia prima di tutto! Naturalmente ciò che espongo è agli atti del Protocollo commissariale.

E nulla valse la proposta di far evacuare l’area e utilizzare i fondi disponibili per alloggiare diversamente gli abitanti. Si trattava di un intervento fisico e bisognava eseguirlo. Viva l’Italia!

Né si poteva evocare uno stato di Somma Urgenza, come avvenuto per altri due interventi, data l’esiguità della somma rispetto alle effettive esigenze.

Peraltro, sebbene la classificazione P.A.I. sorprendentemente fosse quella del rischio moderato R1, dall’analisi di alcune precedenti indagini geologiche effettuate da organismi preposti, era timidamente emersa la presenza di una faglia attiva molto profonda e grave, evidentemente trascurata in sede di redazione delle Carte del Rischio. Faglia che oggi, dopo il malaugurato evento, può ricondursi all’andamento dell’ampia lesione del terreno di Ponzano.

E non finisce qui. Il Governo, con Decreto-Legge 24 giugno 2014 n° 91, poi coordinato con la Legge di Conversione 11 agosto 2014 n° 116, mandava a casa i Commissari Straordinari e nominava, al loro posto, i Presidenti di Regione. Ciò a quattro mesi dal termine del mandato commissariale, determinando una situazione drammatica e di enorme sperpero delle pubbliche risorse. Difatti le ingenti attività portate avanti dai Commissari delegati, necessitavano di un periodo di tempo rilevante per avere piena conoscenza degli atti e dell’insieme dei procedimenti avanzati da parte dei Presidenti di Regione. Ne derivava un generale rallentamento (con possibile mutazione delle condizioni dei dissesti) e, in molti casi, la sospensione delle attività di mitigazione. Esattamente quest’ultima circostanza ha riguardato il caso di Civitella del Tronto.

In sede di Relazione di Fine Mandato, il Commissario uscente si preoccupò di rendere noto un possibile scenario di danno temuto, relativamente ai territori di competenza, tra l’altro ricalcando la gravità di quello dell’Abitato di Villa Carosi. Ciò che si è effettivamente avverato.

Personalmente e a seguire, mi sono occutata di segnalare gli avvenimenti, in linea generale, a una forza politica, finalizzando il tutto a un’Interrogazione Parlamentare che io stessa ho redatto. Portata in Parlamento, alzato il polverone del momento, tutto è incredibilmente stato messo a tacere. Incapacità della forza politica? Certamente. Volontà dei vertici governativi? Anche.

Ogni ulteriore considerazione è superflua.

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